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Skyblue - Dust


Questa giovane e promettente band, si affaccia nel difficile mondo della musica Italiana con questo loro primo lavoro: Dust.

La formazione vede Patrizio Pierattini alla voce
Federico Celso alle tastiere e pianoforte
Massimo Iuliani alla chitarra
Alessio Gorgeri al basso
Lorenzo Pallini alla batteria e percussioni

Questo Dust è un progetto che la band ha interamente autoprodotto, nonstante questo il cd è molto curato e ben registrato, dieci tracce interamente composte dalla band, sicuramente non possiamo liquidare gli Skyblue come l’ennesimo gruppo italiano che ci prova e questo perché ascoltando il disco capiamo che questi ragazzi hanno qualcosa in più rispetto alla media.
Il disco è uscito come già scritto, autoprodotto e quindi in copie limitate, ma gli Skyblue dimostrano il loro amore per la musica mettendo gratuitamente a disposizione il loro disco sul loro sito internet, www.skyblue.it.
Detto questo veniamo ad analizzare l’opera di questi ragazzi, la prima song è New Echoes un pezzo strumentale che fa da introduzione al disco, la musica si fonde con la voce di Chiara Manese che si fonde abilmente con la strumentalità della canzone, gli Skyblue creano quindi l’atmosfera giusta per cominciare ad ascoltare questo Dust.
La seconda traccia è Moon’s Cry, una sapiente doppia voce introduce questo brano che dopo le prime battute iniziali si schiude e diventa un bel pezzo suggestivo, la chitarra fa un ottimo lavoro ricamando delle note che portano questa Moon’s Cry in alto, il pezzo si lascia portare lontano nella parte finale dove la chitarra ci regala un assolo “alla Gilmour”. Molto bello.
Passiamo alla terza song dal titolo Delirious Dirty & Wet, qui gli Skyblue tirano fuori le unghie, il brano si apre con il sottofondo di una città, subito dall’inizio non possiamo che apprezzare l’impronta un po’ Rock di questa traccia, la voce graffiante non fa che esaltare questa bella canzone, le tastiere si spianano con un suono psichedelico in puro stile settantiano, nella parte centrale la canzone si fonde in un crescendo di suoni per poi riapprodare nella parte finale al Rock.
Il rumore dell’acqua ci introduce The Waterfall, una lenta e suggestiva song, un delicato pianoforte sostiene la canzone mentre le due voci si incrociano creando una bella atmosfera.
Arriviamo a 1849, e per un attimo veniamo riportati indietro nel tempo, il pianoforte ci regala una atmosfera da anni venti ma sempre con quel tocco di modernità, la canzone si fonde con la traccia seguente 9481 e con Planet Dust, sicuramente uno dei migliori pezzi del disco, niente da dire va ascoltata.
La song numero otto è The Cow & The Plastic Man e gli Skyblue non fanno perdere il ritmo, rimaniamo su ottimi livelli, in questo pezzo possiamo ritrovarci l’atmosfera dei groove classici degli anni 70, ma gli Skyblue hanno saputo anche in questo caso, donare a questo pezzo un tocco di modernità che rende la song veramente degna di nota (a mio avviso la migliore del disco).
La penultima canzone è Echoes Of The Night e oramai ci siamo abituati ai suoni Pinkfloidiani che il gruppo ci propone, non può non venirci in mente infatti la Echoes dei Pink Floyd che più di una volta gli Skyblue si sono sentiti di omaggiare.
Il disco si chiude con Our Time, una song che apre tutte le atmosfere che la band sa regalare.
Cosa dire in definitiva? Il disco è bello e i ragazzi sanno suonare, e cosa non da poco: hanno delle ottime idee, considerando la piattezza del panorama musicala giovanile Italiano gli Skyblue escono dall’ombra presentando un lavoro tutto da apprezzare, da ascoltare e riascoltare.
A mio avviso durante il disco la chitarra rimane troppe volte nell’ombra, con alcune aggiustature infatti il disco sarebbe risultato più incisivo e meno “mieloso”, ma come già detto a conti fatti il primo lavoro di questi ragazzi non può che entusiasmare.
Ho anche alcune curiosità sullo sviluppo di questo disco, il sassofonista non ha mai provato con il gruppo. Cristiano Stocchetti si stava trasferendo da Napoli a Lucca e, durante il viaggio, si è fermato a Montecatini per registrare una traccia per Dust. Si è creata subito una grande sinergia, tanto che gli Skyblue hanno modificato all'ultimo momento diversi brani per lasciare maggiore spazio ad un sax che così bene si fondeva con il loro sound.
Non molto diversamente è andata per Andrea Celeste che, oltre a non aver mai provato con gli Skyblue, non aveva mai sentito neanche i pezzi. Le sue registrazioni sono frutto dell'ispirazione del momento.
Dust nel 2008 è stato selezionato tra oltre 32000 lavori da Michael Pergolani e Renato Marengo che hanno invitato gli Skyblue al centro di produzione RAI Saxarubura a presentare il loro lavoro.


 



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